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Nazareth-Loreto: una sola casa

da IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA· OTTOBRE – NOVEMBRE 2021 – pag.284·

 

NAZARETH – LORETO UNA SOLA CASA

 

Guardiamo un po’ da vicino il mistero che la Sacra Scrittura ci dice riguardo a Maria di Nazareth (Luca 1,26-38).

Nazareth era una cittadina sconosciuta della Galilea e malfamata per quei pochi che ne avevano sentito parlare. Quattro case scavate nel fianco della montagna con poche centinaia di abitanti. Nessun accenno nella geografia dei libri sacri. Era un villaggio di poveri, e la povera gente, come si sa, non fa mai notizia, né allora né oggi!

Erano gli ultimi giorni di marzo. La primavera cominciava a farsi sentire. Faceva ancora un po’ freschino, ma i fiori cominciavano a sbocciare restituendo colore ai rami spogliati dal rigido inverno. Maria aveva già messo le pentole sul fuoco per preparare il pranzo. Era appena tornata dal pozzo. Era stanca. Il sudore le colava lungo il viso. Vo leva riposarsi, ma non riusciva a tenere ferma la testa. Le veniva in mente tutto ciò che aveva discusso con le sue vicine ai bordi del pozzo. Le cose non andavano bene: il loro paese era in mano agli stranieri che sfruttavano la gente. I ricchi, lecca piedi professionisti, si erano alleati con loro. Pur di conservare i propri privilegi, avevano venduto l’anima ai romani. La corruzione, il lusso e l’immoralità erano di casa nei loro palazzi. A farne le spese erano i poveri. La polizia non aveva nessun rispetto per la gente umile. Gli esattori delle tasse sembravano delle sanguisughe. Erano abili nello spillare quattrini. Il lavoro dei poveri non aveva alcun valore. Dappertutto erano evidenti i segni della fame, della miseria e della violenza. Persino nel tempio non c’era spazio per i poveri: i posti migliori erano assegnati ai pezzi grossi.

Erano queste le cose che la gente commentava a mezza voce, quando andava a prendere acqua alla fonte. Era l’argomento del giorno, soprattutto nella Galilea. Maria meditava tutte queste cose nel suo cuore. Sarà che Dio si era dimenticato del suo popolo? Sarà che era diventato sordo al grido degli oppressi? Le sembrava di diventare pazza, quando all’improvviso la sua casa fu invasa da una luce e si udì una voce: Gioisci Maria, il Signore è con te! Non avere paura. Nessuno vuole farti del male. Anzi, puoi ritenerti fortunata. Dio ti ha scelta per essere la Madre del Salvatore.

Sorpresa totale! Proprio lei, così piccola e in­significante, viene invitata ad essere la madre del liberatore dell’umanità. Non le sembrava possibile. Doveva esserci un errore. Forse l’angelo aveva sbagliato indirizzo. Capitava spesso. A Nazareth le case erano tutte uguali. Doveva trattarsi sicuramente della vicina che non desiderava altro che abbandonare quel posto malfamato.

– Come è possibile se non sono ancora sposata? Non avere paura, Maria! A Dio nulla è impossibile. Anche tua cugina Elisabetta, così anziana, è già al sesto mese di gravidanza, mentre tutti sapevano che non poteva aver figli.

Maria non aveva più scuse da trovare. Le tremavano le gambe, ma non ci pensò due volte. Si consegnò nelle mani di Dio.

– Ecco l’ancella del Signore. Si faccia di me secondo la tua parola.

E tutto questo, forse, può sembrare ovvio, o forse poco, ma le cose non stanno affatto così! Nulla è ovvio e neppure banale quando Dio e l’uomo si alleano!

Maria conosce bene, anzi benissimo, la cultura, le leggi e le tradizioni del suo popolo. Maria sa, perché lo avrà visto tante volte, la fine che fanno, tra la sua gente, le donne adultere, donne in attesa di figli fuori dal matrimonio: vengono uccise con la lapidazione in una pubblica piazza. Maria lo sa. E allora che fa? Si nasconde? Si trucca per non mostrare la verità che c’è nel suo grembo o del suo viso che diventa sempre più bello? Scappa? Chiede a Dio di cambiarle nazionalità? Chiede a qualcuno un modulo di protezione particolare? No, Maria continua la sua vita di povera ragazza di Nazareth. Continuerà a fare le pulizie di casa, andrà ancora a fare la spesa, andrà al pozzo a prendere l’acqua e dovunque andrà sentirà come un insopportabile alito pesante il chiacchiericcio delle sue amiche, delle comari sempre presenti e con la parola pronta a ferire: ma guarda quella lì, sembrava una santarellina e invece …!!!

Maria sa che ad ogni istante potrà essere acchiappata per i capelli, venire trascinata in una piazza e lì venire lapidata. Maria sa che il suo “Sì” al Signore le può arrecare la morte, una morte vera e non presunta. Eppure, va avanti con coraggio, a testa alta. non arretra di un millimetro, non cambia nulla delle sue abitudini, se ne infischia di quello che potranno pensare gli altri, lei sa di non avere fatto nulla di male, assolutamente nulla. Lei sa che con la sua povertà arricchirà la terra e la inonderà di pace e salvezza: il suo grembo contiene tutto questo. Lei sa pure che il Dio dei suoi padri non la abbandonerà perché è il Fedele.

Lei è pura, lei è generosa, lei ha imparato a guardare la vita da lassù, lei, ancora piccola, ha già imparato a volare alto, molto alto nella vita, guarda già la vita dalla stessa prospettiva di Dio. Maria donna di grande coraggio, di un coraggio sovrumano, capace di sfidare tutto e tutti. Lei non si ferma, non ha paura.

Quante cose ci insegna questa piccola donna, di un piccolo paesino, abitante una piccola casetta, che con una piccola parolina (“Sì”) … ha saputo cambiare alla grande il mondo intero, e per sempre.

Guardiamo, perciò a Maria per imparare cosa vuol dire avere coraggio di testimoniare l’amore di Dio, osare nella vita, avere ideali e valori nei quali credere, per i quali lottare e persino morire, se necessario.

Maria, non una piccola donnina dal collo storto, non una persona imbottita come un salame immangiabile con una fede bigotta, non una creaturina spaventata, non una chiacchierona di cose sacre …, ma grande donna di grande coraggio. Vera figlia dell’umanità, vera sposa di Dio. Vera creatura e vera Madre del suo Creatore. Che modello per ognuno di noi!

Maria persona straordinaria, diremmo “una bella persona” – un giorno suo Figlio, anche lui sarà “il pastore bello” -, persona che da duemila anni fa sognare e scuotere le nostre coscienze e ci spinge e stimola a sognare con i sogni di Dio.

A Nazareth, c’è un detto che tutti, ebrei, cristiani e musulmani, amano dire: “Le ragazze di Nazareth sono le più belle del mondo perché tutte un po’ somigliano a Maria! “.

 

Scena dell’Annunciazione Serie Jesus Mafa, Camerun (Africa)

Confidenze di una mamma (di un figlio scout)

Oggi mio figlio prende la Partenza, e io ho nel cuore un groviglio di emozioni che non so districare.

In questi 10 anni ho fatto anch’io un cammino, e mentre lui imparava a fare lo zaino, io cercavo di svuotare il mio. Non è stato facile, non lo è stato per niente. Ho dovuto svuotarlo dall’ansia di vederlo partire, di non poterlo sentire al telefono se non saltuariamente e velocemente.

Ho dovuto sopportare l’angoscia di ogni hike (escursione), e per fortuna l’ho sempre saputo dopo, quando oramai la cosa era fatta,  lui era sano e salvo.

Ho dovuto restare zitta e fare un passo indietro davanti a certe decisioni dei capi che non capivo e non condividevo.

Ho dovuto spogliarmi di quella convinzione per cui noi genitori dobbiamo essere l’unico punto di riferimento nell’educazione dei nostri figli, e accettare che altri intervenissero, decidessero, consigliassero. E ho capito col tempo che questa era una ricchezza grande, un aiuto, soprattutto nell’età in cui i genitori non si ascoltano “a prescindere”.

Ho dovuto trasportare adolescenti maleodoranti al ritorno dal campo, tenendo i finestrini aperti anche in pieno inverno, vincere il ribrezzo degli insetti al momento di svuotare lo zaino (operazione da fare rigorosamente sul balcone!), perdere il conto dei calzini persi, di mutande sconosciute, di magliette inutilmente etichettate, di un sacco a pelo finito chissà dove…

Ho imparato a cucinare un dolce per la colazione di tutti la domenica mattina, perché le cose si fanno per tutti e non solo per tuo figlio, e questa in verità è una cosa bellissima …

In questo zaino vuoto ho infilato la fiducia nei capi, ai quali ho affidato mio figlio, la cosa più preziosa che ho. Lui è stato fortunato, perché ha trovato gente in gamba, ma io all’inizio non lo sapevo.

E poi la gratitudine per la loro passione, per l’impegno, per lo sguardo attento, per l’ascolto, per le parole dette, per i cazziatoni, per le pacche sulle spalle anche quando le cose non erano proprio precise, per l’ostinazione che li porta a provarci sempre, ancora una volta, e poi ancora …

E alla fine ho messo nel mio zaino la fierezza di essere la madre di uno scout.

Sì, la fierezza. Perché guardo mio figlio e guardo come sta crescendo, e guardo i suoi amici… E sono tutti così belli che ti danno fiducia nel domani, e li senti vivi, vibranti, anche quando fanno gli scemi, e vedi che sono come fratelli, che hanno il coraggio di donarsi, di sporcarsi le mani, di raccontarsi uno all’altro, di aprire il cuore con la certezza di essere ascoltati e custoditi. Perché davanti al fuoco, sotto le stelle, durante il cammino, nella fatica e nella difficoltà di impegnarsi, si sono scambiati le vite, le paure, le stanchezze… ma anche le risate, i giochi incomprensibili per noi “gente normale”, i racconti di imprese che diventano ogni volta più eroiche e inverosimili…. e questa intimità è un collante potente, è famiglia…

Qualche tempo fa mi ha detto che gli servivano nuovi scarponi e io, mentre cucinavo dandogli le spalle, gli ho risposto distrattamente che sì, potevamo comprarli, ma sarebbe stato un peccato spendere dei soldi per un altro paio di uscite. “Ma io continuo, mamma”, mi ha detto, come se fosse cosa scontata. L’ho abbracciato forte, gli ho detto che ero tanto contenta, ma quando è uscito dalla cucina ho cominciato a piangere con il cuore che mi scoppiava di gioia.

Ci speravo tanto, avevo pregato tanto, ma lui questo non doveva saperlo perché dovevo lasciarlo libero (e comunque avrebbe deciso lui) …

Io non so quale sarà la sua strada, non so quale sarà il senso che darà alla sua vita. Ma oggi sono felice, e fiera di quello che negli anni è diventato, grazie al lavoro che sta facendo su se stesso, e grazie ad ognuno di voi, che non lo avete mollato mai…

Spero che sia capace di darsi al prossimo, di amare e servire, che per me è l’essenza dell’essere cristiani, e che sia capace di trasmettere quello che ha ricevuto, con generosità, passione, gioia.

Spero che questa resti la sua famiglia, che incontri persone belle, che faccia esperienze forti, e che impari a volare alto quando le cose saranno difficili, e i rapporti complicati.

Grazie, comunque vadano le cose nei prossimi anni. Perché avete aiutato anche me a crescere, o almeno a provarci.


pubblicato sulla pagina FB Fedeli e ribelli

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