Giovedì Santo – Veglia di preghiera personale

Parrocchia del Crocifisso (Sant’Andrea dell’Ausa)

SETTIMANA SANTA 2020
in CASA e in FAMIGLIA


GIOVEDI’ SANTO
VEGLIA DI PREGHIERA PERSONALE

 

Nella notte con Gesù nel Getsemani

 

Giovanni 13,1-15 (Vangelo della liturgia)

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.

 

Premessa

Non vorremmo dire tante parole noi. Dovremmo invece ascoltare con atteggiamento di profondo raccoglimento e silenzio interiore per fare risuonare la Parola in noi regalandoci tempo. E’ lei che può darci luce… Il nostro atteggiamento, le nostre disposizioni interiori, il nostro silenzio sono la chiave per penetrare nel mistero dell’amore di Dio illuminato dalla sua grazia.

Se uno può, lasci perdere il commento qua sotto e continui a leggere il testo sacro sulla sua Bibbia comprendendo anche i capitoli 14, 15, 16 e 17 del Vangelo di Giovanni, perché domani saremo già al capitolo 18 (Passione) ed è un peccato non nutrirsi di tutta la ricchezza degli ultimi discorsi di Gesù ai suoi, i suoi discorsi più intimi per i suoi amici…  

E’ un’esperienza di grazia poter leggere ogni tanto i capitoli del Vangelo tutti di un fiato, senza interruzioni, senza tagli e fermarsi a gustarli, farli scendere con calma dentro di noi. E’ un invito che vi facciamo.

Per chi invece non vuole abbeverarsi direttamente al testo sacro riportiamo qui di seguito alcuni spunti per la riflessione personale.

RIFLESSIONE

Siamo nell’ultima sera della vita terrena di Gesù. In quella sala al piano superiore di una casa di Gerusalemme, detta poi “il Cenacolo”, Gesù ha compiuto a sorpresa un gesto che era vietato persino ai servi ebrei nei confronti dei loro padroni, essendo considerato troppo umiliante e quindi da riservare agli schiavi stranieri, cioè la lavanda dei piedi. Si comprende, così, la reazione sdegnata di Pietro: «Signore, tu lavi i piedi a me?… Non mi laverai mai i piedi!»

[Questo mistero dell’eucarestia], del dramma sacrificale [di Gesù che offre il suo corpo e il suo sangue nell’ultima cena con i suoi], si coniuga nel Vangelo di Giovanni con la lavanda dei piedi. Nello stesso cenacolo si intrecciano mistero e servizio, slancio verso il cielo e inchini alla terra. Nello stesso cenacolo, nella stessa cena, nella stessa assemblea. Non c’è un’Eucarestia dentro e una Lavanda dei piedi fuori, perché l’una e l’altra sono operazioni complementari, da esprimere ambedue negli spazi dove i discepoli di Cristo si radunano e vivono. Oggi in ogni assemblea si vive la Lavanda dei piedi all’interno dell’Eucarestia affinché nelle comunità ci si lavi i piedi gli uni gli altri. Non partiamo da fuori, ma da dentro.

Brocca, catino e asciugatoio devono diventare arredi da sistemare al centro della nostra esperienza di fraternità, con la speranza che non rimangano suppellettili semplicemente ornamentali. Non ci sarà Eucarestia piena se non sapremo lavarci i piedi gli uni gli altri.
Preti, educatori, catechisti, operatori, ministri e laici tutti: a tutti noi che formiamo quest’assemblea Gesù ci richiama al servizio vicendevole.
Servire non significa aspettare che qualcuno prima o poi farà. Il servizio gioca di anticipo, non misura i pro e i contro ma agisce prontamente, più col cuore che con la testa.

Chi serve è umile, ma chi si lascia servire lo è ancora di più. Il servizio tra noi non spartisce il bottino, non conquista confini. Chi serve sa che è servo inutile. Se servi per una utilità, fosse anche nobile, non servi il Signore nei fratelli. Il termometro della non gratuità è l’invidia. Quando arriviamo ad invidiare gli altri operatori ecco è salita la febbre. E quando ci arrabbiamo, li giudichiamo e li condanniamo ecco la febbre dell’egoismo è all’apice. Allora è meglio fermarsi, piuttosto che agire da malati. Meglio prendersi un tempo di pausa piuttosto che minare la comunità col cattivo esempio. Servire significa guardare il presente e non il passato e neppure il futuro. Il servizio non è nostalgico, il servizio non idealizza. Chi non serve perché un tempo si faceva diversamente o perché sarebbe meglio fare altro non è entrato dentro il Kairòs evangelico, dentro il tempo della conversione. E se non servi perché non ti senti degno, allora pecchi ancora di orgoglio. Pensi che ci sia qualcuno degno? Siamo tutti nella stessa barca. Chi serve è umile. Solo una comunità fondata sull’umiltà potrà essere credibile ed evangelizzare.

Pietro, Pietro non sai ancora farti lavare i piedi da Gesù. A Betania forse anche tu ti sei scandalizzato di quella donna che sprecava profumo. Ma lei viveva una relazione, tu vivi solo un’ idea di Gesù. per questo non ti fai toccare, non ti lasci fare. Ma arriverà anche il tuo momento. Crollerà quel castello di buone intenzioni e ti troverai solo vicino ad un fuoco che non scalda, davanti ad una serva che farà verità di te stesso, con il gallo che canta risvegliando l’uomo vero, quello che sa piangere lacrime amare.

(d. Franco Mastrolonardo)

 

1 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.

  • sapendo che era giunta la sua ora: Gesù è completamente consapevole di ciò che sta per accadergli, che cioè è giunta la sua ora. Non è un accadimento casuale, quello che sta per compiersi, ma è quello per cui Gesù è venuto (“Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora!” – 12, 27). Gesù non subisce questa ora, ma la sceglie volontariamente in obbedienza al Padre, per amore nostro.
  • li amò sino alla fine: la parola greca per dire “fine” è “Thelos” che significa fino “al culmine”, “al massimo possibile”, “all’apice” (Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” 15,13)

2 Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo

  • C’è un altro oltre a Gesù, ai discepoli e al Padre. E’ l’avversario, il principe del male, il signore della morte e non della vita. E’ quello che aveva tentato Gesù nel deserto e non essendo riuscito a vincerlo se ne era andato per tornare dice la scrittura, al momento opportuno, quando sarebbe giunta la sua ora, l’ora di Gesù. Il diavolo o il satana, ora corrompe uno dei dodici, uno sicuramente più fragile di Gesù, che non ha la stessa forza di Lui per respingerlo. Il diavolo ha la capacità di metterci nel cuore il male, se noi lo assecondiamo, se non lo respingiamo subito con gli strumenti che ci sono dati dalla grazia di Dio. Si infila nei pertugi, negli spiragli della nostra fragile condizione (nel sospetto, nel dubbio, nell’invidia, nella maldicenza, nella poca fede,…). Dobbiamo saperlo. Dobbiamo stare in guardia anche noi. Nessuno è garantito. E’ per eccellenza “colui che divide”, questo il vero significato etimologico del suo nome, o anche l’accusatore, l’avversario. Gesù è venuto per unire il cielo alla terra, lui vuole dividere noi da lui. Giuda non era da meno dei suoi compagni. Non doveva tradire per forza, non era predestinato al male. Era sì un uomo debole, ma come gli altri. Era meschino e forse ladro (così si dice di lui nel vangelo, forse con una punta di acredine), ma come i suoi compagni, anche loro pieni di difetti. Giuda ha aperto le porte al male, ha acconsentito, ha detto di sì, ha deciso di tradire, ha dato spazio nel suo cuore a quei pensieri malvagi, non li ha cacciati via subito. Si è schierato dall’altra parte, forse senza capire fino in fondo quello che stava facendo. Ha permesso al satana di entrare dentro di lui, non gli ha chiuso la porta…

3 Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava

  • sta per concludersi la missione terrena di Gesù, quella di riportare a Dio Padre tutto ciò che gli ha dato. Non solo Lui torna al Padre, ma apre la strada perché tutto e tutti tornino a Dio (“Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” – 16,28). (“Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato” – 18,9b)

4 si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto.

  • Giovanni non riporta come invece fanno i Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) l’istituzione dell’eucarestia (“questo è il mio corpo… questo è il mio sangue offerto per voi, prendete e mangiate, prendete e bevetene tutti…”), ma al posto di questo episodio propone la “lavanda dei piedi”. Il quarto vangelo è l’ultimo ad essere stato scritto e Giovanni ha a cuore di sottolineare altri aspetti essenziali dell’eucarestia che i sinottici non avevano riportato. E’ un illuminare l’ultima cena con un altro sguardo, un’altra prospettiva che va a completare quanto scritto negli altri testi.
  • depose le vesti”:per un Signore, un Maestro è un gesto simbolico molto forte. E’ il gesto di chi si spoglia del suo potere, della sua importanza, del suo ruolo di dominio sugli altri. Pensiamo anche a noi: quando dall’Eucaristia passiamo alla vita di tutti i giorni sappiamo deporre le vesti del tornaconto, del calcolo, dell’interesse personale per lasciarci guidare da un amore autentico verso gli altri? Oppure dopo l’Eucaristia non siamo capaci di deporre le vesti della supremazia, del dominio e dell’arroganza per indossare quelle della semplicità, del servizio e della povertà?
  • “si cinse un asciugatoio”: è l’immagine della «chiesa del grembiule». Possiamo chiederci: nella vita della nostra famiglia, della nostra comunità ecclesiale percorriamo la strada del servizio, della condivisione? Siamo in qualche modo coinvolti direttamente nel servizio ai poveri e agli ultimi sia nella vita ecclesiale che in quella civile? Sappiamo scorgere il volto di Cristo che chiede di essere servito, amato nei poveri, negli ammalati, in chi è più solo, in quelli che nessuno ha il coraggio di accogliere, ascoltare e guardare? – Il lavare i piedi era un tipico atto riservato ai servi che si inginocchiano e lavano i piedi pieni di polvere dei loro padroni quando questi rientravano a casa. E’ inaudito che il Maestro, il Signore faccia questo, si metta in questa posizione servile. Questo atteggiamento di Gesù ci aiuta a capire da una parte lo sconcerto di Pietro e dall’altra l’ampiezza dell’amore di Cristo per noi, lui che è il Maestro e il Signore si mise a lavare i loro piedi sporchi e puzzolenti (“io sto in mezzo a voi come colui che serve” – Lc 22,27b). Ci aiuta a capire anche quale profondo cammino di discesa e di umiltà ha volontariamente compiuto per includere tutti nel suo amore, indicando anche a noi la strada da seguire. Ascoltiamo S. Paolo che scrive ai cristiani di Filippi indicando loro come comportarsi: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,5-8). Questa spoliazione, questa umiliazione di Lui che è Dio, questo suo abbassarsi fino a prendere la nostra condizione umana, fino a sperimentare la morte, e la morte più umiliante e barbara (la morte in croce era riservata ai peggiori delinquenti), riversa sull’umanità intera il dono della divinità, come si dice efficacemente nella bellissima antifona ai primi vespri della solennità della Madre di Dio, che celebriamo il primo Gennaio di ogni anno e che così recita: “O meraviglioso scambio, il Signore nostro Dio divenuto vero uomo, ci dà la sua divinità.” E’ davvero uno scambio meraviglioso e tutto a nostro vantaggio quello che compie il Cristo: lui prende su di noi la nostra natura umana e mortale, i nostri peccati e la nostra debolezza e in cambio dona a noi la vita divina. O ancora, “Accogli Signore i nostri doni in questo misterioso incontro, tra la nostra povertà e la tua grandezza. Noi ti offriamo le cose che tu stesso ci hai dato e tu in cambio donaci, donaci te stesso”. E’ la preghiera che il sacerdote recita sulle offerte nella Messa del 5 Gennaio.

6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7 Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». 8 Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».

Pietro si rifiuta di farsi lavare i piedi. Giammai tu che sei il Maestro e il Messia laverai i piedi a me!
Questo è un grande problema. Anche oggi. Anche per ognuno di noi. Non è sufficiente incontrare il Signore, bisogna anche lasciarsi fare da lui, lasciarsi amare, permettere che lui ci tolga i calzari e che tocchi la nostra polvere, i nostri peccati più profondi, le nostre mancanze e brutture più intime e nascoste. Non possiamo darci la grazia di Dio da soli, non possiamo presumere di salvarci senza che sia Lui a farlo. Oggi questo è un problema molto serio, nell’epoca della “religione fai da te”, in cui si ritiene di poter regolare tutto da soli nel nostro “rapporto personale” con il Signore. Infatti Gesù dice a Pietro: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gesù non fa sconti, non è possibilista riguardo questo punto, non assume quell’atteggiamento -che oggi diremmo “buonista”-, di chi dice “sì, dai, non preoccuparti, va bene lo stesso…”. Anche noi, come Gesù, dobbiamo divenire umili per lasciarci toccare da lui nelle nostre ferite più profonde, da lui solo che può risanarci e guarirci. Spesso viviamo la conversione al Signore e la nostra fede in lui come una serie di cose da fare, di atti da compiere, senza capire che il primo gesto vero di un cuore convertito è quello di lasciarsi amare per quello che siamo, di guardare insieme a Gesù le nostre ferite, i nostri peccati, per lasciarci toccare da lui, per permettergli di lavarci e di guarire il nostro cuore. E’ un atto di fiducia e nello stesso tempo di obbedienza al quale siamo chiamati. Lasciarci toccare, lavare da Gesù! (“dice il Signore: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.” (Is 1,18). C’è da mettere in atto la fiducia, è un atto di fede in Gesù che dice a noi come a Pietro «Se non ti laverò, non avrai parte con me».

9 Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». 

  • Che bella questa irruenza di Pietro. Non ha capito quasi niente (“Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”), ma si fida del suo Signore. Al solo sentirsi dire: “guarda che se non ti farai lavare non potrai aver parte con me”, cambia idea e ora vuol fare tutto il bagno dalla testa ai piedi! O Signore, dai anche a noi questo slancio di Pietro, convinci anche i nostri cuori induriti a voler aver parte con te! Abbatti le nostre resistenze (culturali, di orgoglio, di dubbio, di vergogna,…) per farci pulire da te, dal tuo lavacro di grazia! Aiutaci a fare questo atto di umiltà…

10 Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». 11 Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».

  • Pietro aderisce ora alle parole del Maestro, ma senza capire il significato profondo dell’azione di Gesù. Si mostra disposto a farsi lavare, non solo i piedi, ma, anche le mani e la testa come in un’azione di purificazione o abluzione- frequente nella mentalità giudaica del tempo. Non comprende il significato del gesto che Gesù sta compiendo a lui e agli altri. I discepoli sono diventati puri nel momento in cui hanno accettato di lasciarsi guidare dalla Parola del Maestro (“Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato” – 15,3), rifiutando quella del mondo quindi essi non hanno più bisogno del rito giudaico della purificazione, ma solo di “lasciarsi lavare i piedi da Gesù”, ovvero di lasciarsi amare da lui. E’ un lavacro nuovo questo, che preannuncia il sacrificio di Gesù che si offre per noi sulla croce, donandoci questa purificazione, questo lavacro dai nostri peccati (Egli portòi nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti” – 1Pt2, 24-25a). E’ quanto avviene a noi con il battesimo, che è lavacro di purificazione che ci rende figli di Dio (“e se figli anche eredi”, ci dice ancora S. Paolo – Rm 8,17) il cui dono di grazia siamo chiamati a custodire e conservare puro nel corso della nostra vita lasciandoci continuamente lavare da Gesù.
  • “E voi siete mondi, ma non tutti”: c’è chi ha rifiutato il dono, chi ha tradito, chi non ha voluto accogliere la Parola e grazia di Dio che è per tutti. Il problema non è tanto il tradimento per paura, per debolezza (anche Pietro da lì a poco tradirà e tradirà per ben tre volte!), ma il tradimento pensato, studiato, voluto, consapevole e reiterato. Il Signore, proprio perché ci ama, ci rende liberi, non obbliga nessuno a seguirlo e accoglierlo. (“Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso. Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli, io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe”.(Dt 14,15-20)). Anche Giuda aveva questa libertà di scelta…

12 Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15 Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.

  • “Signore” a quel tempo era chiamato colui che aveva potere di vita o di morte sui suoi servi, colui che disponeva di loro in tutto e per tutto. É davvero sconvolgente questa immagine di Dio che Gesù ci rivela: Lui non è un sovrano che risiede esclusivamente nel cielo, ma si presenta come servo dell’umanità per innalzarla a livello divino. Da questo paradosso divino scaturisce per la comunità dei credenti quella libertà che nasce dall’essere “figli nel Figlio”, che nasce dall’amore e che rende tutti i suoi membri «signori» (liberi) perché servi. É come dire che solo la libertà crea vero amore. Si serve liberamente, per amore, senza aspettarsi nulla in cambio. D’ora in poi il servizio che i credenti renderanno all’uomo avrà come scopo quello di instaurare rapporti tra gli uomini in cui l’uguaglianza e la libertà siano una conseguenza della pratica del servizio reciproco. Gesù con il suo gesto intende mostrare che qualsiasi dominio o tentativo di sopravvento sull’uomo è contrario all’atteggiamento di Dio che, invece, serve l’uomo per elevarlo a sé. Inoltre non hanno più senso le pretese di superiorità di un uomo sull’altro, perché la comunità fondata da Gesù non ha caratteristiche piramidali, ma dimensioni orizzontali, in cui ciascuno è a servizio degli altri, sull’esempio di Dio e di Gesù. (Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti. Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! Col 3,9-15)
  • Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.” Ecco in questo solo versetto il comandamento di Gesù per i suoi, ripetuto tante volte nel Vangelo di Giovanni ( “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” (15,17) e ancora: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri (13,35)). Il comandamento dell’amore è la cartina di tornasole del cristiano cui tutte le altre pratiche sono sottomesse. Lo stesso evangelista Giovanni nella sua prima lettera rincara la dose per quelli che, come molti di noi oggi, fanno finta di non sentire e ci ammonisce: “Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.”(1Gv 4,20). Non abbiamo più scuse, non possiamo più tirarci indietro e vivere una fede disincarnata, che non incida (incidere è un verbo che implica una ferita, un qualcosa che fa male, che scarnifica) concretamente nel nostro stile di vita e nelle nostre scelte. Gesù ci ha mostrato la via, la via del dono di sé fino a donare la vita…                                                                                 Passata questa emergenza sanitaria che ci confina tutti nelle nostre case, e che ha portato a molti tanto dolore, saremo tutti chiamati molto presto a confrontarci con queste parole del Vangelo, a mettere alla prova dei fatti la nostra fede, riguardo le scelte economiche e politiche da intraprendere per risollevarci insieme da questa catastrofe. Il Vangelo parla della vita concreta, ci chiede conto del fratello e ci invita a stili di vita nuovi che comprendano l’amore per chi più ha bisogno. Quale società vogliamo costruire? Anche qui avremo davanti il bene e il male, la condivisione o l’esclusione di tanti, l’interesse personale o quello collettivo. Molte volte vorremmo che il bene fosse a costo zero o che a pagare fossero sempre gli altri, ma così non è. Il Signore ci preservi dall’egoismo, dal tornaconto e ci metta nel cuore la legge dell’amore che lui ci mostra con il dono gratuito della sua vita per tutti (Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.”)

Ci doni Gesù la grazia e l’amore per saper scegliere sempre il bene!

PREGHIAMO

Salmo 116 (114-115), 12-13;15-16bc; 17-18

Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore
Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.

Io sono tuo servo,
figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il popolo.

 

Preghiere finali:                                                                                                              

Affascinato dal modo con cui Gesù esprime il suo amore verso i suoi Origene così prega:

Gesù, vieni, ho i piedi sporchi.
Per me fatti servo, versa l’acqua nel bacile;
vieni, lavami i piedi.
Lo so, è temerario quel che ti dico,
ma temo la minaccia delle tue parole:
«Se non ti laverò,
non avrai parte con me».
Lavami dunque i piedi,
perché abbia parte con te.

(Omelia 5 su Isaia)

E Sant’Ambrogio preso da un desiderio ardente di corrispondere all’amore di Gesù, così si esprime:

O mio Signore Gesù,
lasciami lavare i tuoi sacri piedi;
te li sei sporcati da quando cammini nella mia anima…
Ma dove prenderò l’acqua della fonte
per lavarti i piedi?
In mancanza di essa
mi restano gli occhi per piangere:
bagnando i tuoi piedi con le mie lacrime,
fa’ che io stesso rimanga purificato.

Venerdì Santo – Celebrazione della Passione

Parrocchia del Crocifisso (Sant’Andrea dell’Ausa)

SETTIMANA SANTA 2020
in CASA e in FAMIGLIA


VENERDI’ SANTO
CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

La seguente celebrazione si può svolgere in casa alle ore 15, l’ora della morte di Gesù oppure in un’altra ora del pomeriggio. 

in casa: Si prepara il luogo della preghiera con la Bibbia aperta (o il Vangelo) e accanto ad essa una lampada accesa e si tiene preparato, appoggiato in un luogo a parte, una croce o un’immagine di Cristo crocifisso (anche disegnato dai bambini) che verrà portata in mezzo durante la celebrazione.

INIZIAMO

CANTO: Eccomi 

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
T. Amen.
G. Ricordati, Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua famiglia, per la quale Cristo, tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
T. Amen.

G. In questo giorno la Chiesa non celebra mai l’Eucaristia, ma adora la Santa Croce di Gesù, commemorando la propria origine dal fianco di Cristo che muore su di essa e da quel trono regale dona la salvezza all’umanità. Si compie il grande amore che il Padre ha per tutti i suoi figli. Anche noi, vogliamo accogliere questo dono infinito d’amore. Nella nostra casa vogliamo volgere lo sguardo a Colui che per noi è stato crocifisso. Il volto di Gesù, che contempliamo sulla croce, è volto sfigurato perché caricato del peccato dell’uomo, ma è insieme volto trasfigurato, perché i suoi occhi restano fissi sul Padre, nelle cui mani egli si abbandona.

 

LODIAMO

G. Preghiamo insieme con il Salmo 116.

G. Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

T. Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano tristezza e angoscia
e ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, Signore, salvami».

G. Buono e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge gli umili:
ero misero ed egli mi ha salvato.

T. Ritorna, anima mia, alla tua pace,
poiché il Signore ti ha beneficato;
egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi dalla caduta.

 

ASCOLTIAMO 
Si può leggere il racconto evangelico in forma dialogata con calma e attenzione
(4 voci: N=
Narratore, P=Pilato, A=Altri, G=Gesù)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19, 1-6.14-42)
N. In quel tempo, essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato:
A. “Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei” ”.
N. Rispose Pilato:
P. “Quel che ho scritto, ho scritto”.
N. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato -, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: “Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca”. Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
G. “Donna, ecco tuo figlio!”.
N. Poi disse al discepolo:
G. “Ecco tua madre!”.
N. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse:
G. “Ho sete”.
N. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse:
G. “È compiuto!”.
N. E, chinato il capo, consegnò lo spirito. (pausa) Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Parola del Signore.

T. Lode a te, o Cristo.

 

MEDITIAMO (silenzio o lettura)
Questo giorno santo era chiamato “giorno dell’amarezza”. Le campane delle chiese sono mute e si lascia spazio al silenzio, alla meditazione e alla preghiera. Si contempla la passione e la morte di Gesù che per noi ha dato la vita sulla croce. Il silenzio di tutti esprime il dolore della Chiesa Sposa per la perdita del suo Sposo.

Quest’anno non possiamo andare in chiesa per celebrare con tutta la comunità la passione del Signore, ma vogliamo farlo nella nostra casa. Lo stupore per un amore così grande chiude anche le nostre bocche nel silenzio ma chiede ai cuori di aprirsi all’ascolto della Parola. Essa ci rivela un Dio che non esige il sacrificio degli uomini ma ad essi offre in sacrificio il suo stesso Figlio.

Abbiamo appena ascoltato una parte del racconto della passione del Signore, attinto per questo giorno sempre dalla narrazione evangelica di Giovanni. Ai piedi della croce, come Maria e il discepolo e insieme a loro, ci scopriamo destinatari di questo amore che sgorga abbondante dal cuore trafitto di Cristo e ci inonda di misericordia.

Fermiamoci qualche istante in silenzio e in adorazione davanti alla croce per esprimere il nostro amore riconoscente e la nostra fede viva in Gesù amore crocifisso per noi. Il segno della croce, impresso in noi dal Battesimo, e con il quale ora torneremo a segnare il nostro corpo, è il segno della nostra identità di figli di Dio, è una presenza che abbraccia e penetra l’intera nostra esistenza e chiede di far morire in noi l’uomo vecchio, con il suo egoismo e i suoi peccati, per risorgere, in Cristo, come creature nuove.

Questa è la nostra fede ed è la gratitudine della nostra famiglia che desidera abbracciare e accarezzare Gesù nostro salvatore e lasciarsi avvolgere dal suo amore, per testimoniarlo a tutti con la bellezza della nostra vita.

 

INVOCHIAMO
G. La salvezza realizzata dal sacrificio di Cristo supera ogni confine della terra e si estende a tutti gli uomini. Soprattutto in questo giorno e in questo periodo così difficile per il nostro Paese e per tante parti del mondo, preghiamo Dio nostro Padre dicendo: Ti preghiamo, ascoltaci.
T. Ti preghiamo, ascoltaci.

L. Per tutta la Chiesa: Signore, donale unità e pace e proteggila su tutta la terra.
T. Ti preghiamo, ascoltaci.

L. Per il papa, i vescovi, i sacerdoti, i diaconi: Signore, concedi loro vita e salute e conservali come guide e pastori del tuo popolo.
T. Ti preghiamo, ascoltaci.

L. Per tutti i battezzati e per i catecumeni che desiderano far parte della Chiesa: Signore, secondo il dono della tua grazia fa’ che tutti i membri della comunità ti possano fedelmente servire.
T. Ti preghiamo, ascoltaci.

L. Per l’unità dei cristiani: Signore, raduna e custodisci tutti nell’unica tua Chiesa.
T. Ti preghiamo, ascoltaci.

L. Per i fratelli ebrei e per i non cristiani: Signore, aiuta i primi a progredire nella fedeltà alla tua alleanza e dona anche agli altri di camminare alla tua presenza.
T. Ti preghiamo, ascoltaci.

L. Per chi non crede in Dio: Signore, fa’ che, vivendo con bontà e rettitudine di cuore, giungano alla conoscenza del Dio vero.
T. Ti preghiamo, ascoltaci.

L. Per i governanti: Signore, illumina la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune nella vera libertà e nella vera pace.
T. Ti preghiamo, ascoltaci.

L. Per i poveri e i tribolati soprattutto nel tempo presente: Signore, allontana la pandemia, scaccia la fame, dona la pace, estingui l’odio e la violenza, concedi salute agli ammalati, forza e sostegno agli operatori sanitari, speranza e conforto alle famiglie, salvezza eterna a coloro che sono morti.
T. Ti preghiamo, ascoltaci.

 

GLORIFICHIAMO
Si introduce il Crocifisso. Si può compiere un gesto di adorazione silenziosa. Subito dopo, insieme, si acclama a Cristo, morto per la nostra salvezza. 

G. Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo. Venite, adoriamo.
T. Nostra forza è la croce di Cristo.

G. Contempliamo la tua croce, Signore, albero di salvezza eterna, sostegno di tutto l’universo.
T. Nostra forza è la croce di Cristo.

G. La croce è nostra ombra nella calura, nutrimento nella nostra fame, sorgente per la nostra sete.
T. Nostra forza è la croce di Cristo.

G. La croce è manto per la nostra vergogna, è forza per la nostra debolezza, sapienza di Dio per la nostra stoltezza.
T. Nostra forza è la croce di Cristo.

 

CANTO: Gesù Crocifisso

CONSACRIAMO
G. Nel rito per l’ammissione al catecumenato di coloro che vogliono diventare cristiani, c’è il gesto del segno di croce sulla fronte e sui sensi dei candidati al battesimo. Noi, che siamo già battezzati, ora riprenderemo quel gesto, perché accogliendo sul nostro corpo il segno della croce, apriamo e affidiamo a Cristo tutta la nostra vita.
Si accompagnano, ogni volta, le parole della preghiera facendo con il pollice il segno della croce sulle parti del corpo indicate.

G. Riceviamo la croce sulla fronte: Cristo ci protegga con il segno del suo amore, per imparare a conoscerlo e a seguirlo.
T. Gloria a te, Signore. (e ognuno traccia con il pollice una croce sulla fronte)

G. Segniamoci con il segno di croce sugli orecchi, per ascoltare la voce del Signore.
T. Gloria a te, Signore. (e tutti si segnano gli orecchi)

G. Segniamoci con il segno della croce sugli occhi, per vedere lo splendore del volto di Dio.
T. Gloria a te, Signore. (e tutti si segnano gli occhi)

G. Segniamoci con il segno della croce sulla bocca, per rispondere alla Parola di Dio.
T. Gloria a te, Signore.
(E tutti si segnano la bocca)

G. Segniamoci con il segno della croce sul petto, perché Cristo abiti per mezzo della fede nei nostri cuori.
T. Gloria a te, Signore.
(E tutti si segnano il petto)

G. Segniamoci con il segno della croce sulle spalle, per sostenere il giogo soave di Cristo.
T. Gloria a te, Signore.
(E tutti si segnano le spalle)

G. Ora con il desiderio e la volontà di essere sempre più conformi a Gesù, portando nel cuore le sofferenze e le aspirazioni di tutti gli uomini, preghiamo uniti a lui e diciamo:

T. Padre nostro…

 

CONCLUDIAMO

G. Scenda, o Padre, su tutti noi e sull’umanità intera la tua benedizione; per la morte del tuo Figlio donaci il tuo perdono, consolaci con la tua grazia e sostienici nel cammino della vita. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
T. Amen.

A conclusione del momento di preghiera tutti in silenzio si fanno il segno della croce.

Giovedì Santo – testi S.Messa

Messa «in Cena Domini»

I – RITI DI INTRODUZIONE E LITURGIA DELLA PAROLA

Antifona d’Ingresso Cf Gal 6,14
Di null’altro mai ci glorieremo
se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.

Colletta
O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio …

Prima Lettura Es 12, 1-8. 11-14
Prescrizioni per la cena pasquale.

Dal libro dell’Èsodo
«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

Salmo Responsoriale Sal 115
Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Seconda Lettura 1 Cor 11, 23-26
Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.

Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Canto al Vangelo Cf Gv 13,34
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Gloria e lode a te, Cristo Signore!

Vangelo Gv 13, 1-15
Li amò sino alla fine

Dal vangelo secondo Giovanni
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Sulle Offerte
Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri, perché ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del Signore, si compia l’opera della nostra redenzione. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio della SS. Eucaristia I
L’Eucaristia memoriale del sacrificio di Cristo

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente e misericordioso,
per Cristo nostro Signore.

Sacerdote vero ed eterno,
egli istituì il rito del sacrificio perenne;
a te per primo si offrì vittima di salvezza,
e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria.
Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza,
il suo sangue per noi versato
è la bevanda che ci redime da ogni colpa.

Per questo mistero del tuo amore,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo…

Antifona alla Comunione 1 Cor 11,24.25
«Questo è il mio corpo, che è per voi;
questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue» , dice il Signore.
«Fate questo ogni volta che ne prendete
in memoria di me».

Dopo la Comunione
Padre onnipotente, che nella vita terrena ci hai nutriti alla Cena del tuo Figlio, accoglici come tuoi commensali al banchetto glorioso del cielo. Per Cristo nostro Signore.

Martedì Santo – Adorazione Eucaristica

Parrocchia del Crocifisso (Sant’Andrea dell’Ausa)

SETTIMANA SANTA 2020
in CASA e in FAMIGLIA


MARTEDI’ SANTO
ADORAZIONE EUCARISTICA

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen.

CANTO Anima Christi

ESPOSIZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

G. Sia lodato e ringraziato ogni momento.

T. Il Santissimo e divinissimo Sacramento. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli Amen.

INTRODUZIONE

G. La liturgia del Martedì Santo ci concentra sulla figura di Pietro. Noi oggi contemplando Gesù nel Sacramento, vogliamo considerare accanto a lui, anche Pietro e gli altri discepoli. Ci chiediamo come essere uniti tra noi in Cristo in questo tempo di epidemia in cui dobbiamo vivere la comunità in maniera molto diversa da come eravamo abituati. Oggi sperimentiamo dolore, sofferenza e vediamo tantissime persone che si sono ammalate gravemente, sono morte e così le loro famiglie vivono il dolore. Per molti credenti, l’impossibilità di partecipare alla liturgia e ai sacramenti aggrava la situazione di smarrimento, sconforto e sconcerto, anche se la Chiesa ci invita a rinnovare la nostra fede in Cristo Risorto, che ha vinto la morte, e l’ha resa luogo di incontro sicuro con il volto buono del Padre. Vogliamo presentare al Signore tutte queste persone, ma anche rimanere davanti a Gesù Eucarestia e offrire ciò che abbiamo nel nostro cuore. Il Signore Gesù ha vinto la morte e sappiamo che ci è vicino in questo tempo. Invochiamo ora la presenza dello Spirito Santo.

CANTO Invochiamo la Tua presenza

G. Ciascuno di noi vive un’esperienza di comunità: chi è in famiglia, chi in un gruppo di servizio, chi sul lavoro. Eppure, spesso ci scopriamo vulnerabili, feriti e tante volte siamo noi stessi a causare ferite agli altri e da tutto ciò che ci separa dall’amore del Signore. Chiediamo perdono dei nostri peccati:

G. Signore, che fai passare dalla morte alla vita, abbi pietà di noi.
T. Signore pietà
G. Cristo, che voluto essere innalzato da terra per attirarci a te, abbi pietà di noi.
T. Cristo pietà
G. Signore, che ci sottoponi al giudizio della tua croce, abbi pietà di noi.
T. Signore pietà

G. Preghiamo: Concedi a questa tua famiglia, o padre, di celebrare con fede i misteri della Passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono»: entrare profondamente nel mistero della sua sofferenza redentrice.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

L. Dal Vangelo secondo Giovanni (13,21-38)
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».  I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.  Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».  Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».


quando anch’io rinnego Gesù?

• su cosa è fondata la mia fedeltà al Signore?


MEDITIAMO LA PAROLA

G. Rivolgiamo il nostro sguardo su Pietro. «Non consegnarmi in potere dei nemici; contro di me sono insorti falsi testimoni, gente che spira violenza». Così l’antifona della Liturgia di oggi fa sentire che per Gesù si sta avvicinando l’ora in cui porterà a compimento il suo sacrificio redentore. La liturgia riprende le parole del Salmo 26 che possiamo immaginare sulla bocca di Gesù, il quale vive pienamente l’ingiustizia, il disprezzo e la sofferenza come vero uomo e vero Dio. In questa giornata, martedì santo, contempliamo il volto di Gesù tradito e rinnegato proprio dalle persone a Lui più vicine, tante volte queste persone siamo proprio noi.

CANTO  Meraviglioso sei

G. «Introducendoci nel dramma della Passione, la liturgia non ci lascia tra coloro che stanno a guardare a distanza, per vergogna o paura, o forse anche con indifferenza; ci spinge avanti, ci chiede di prendere viva parte agli avvenimenti. Attraverso la Parola e le stesse preghiere che pone sulle nostre labbra, ci dà il coraggio di assumere la nostra parte di responsabilità e di proclamare la verità di fronte alla menzogna, l’amore di fronte all’odio. Quando, infatti, una persona viene pubblicamente diffamata,

disprezzata e respinta, quando ha contro di sé l’opinione comune, mostrarsi apertamente solidali con essa comporta inevitabilmente grave rischio anche per la propria reputazione. Questo “disprezzo” il cristiano deve metterlo in conto e prepararsi ad accettarlo con magnanimità, superando nell’amore ogni forma di risentimento e di nascosto rancore. Chiamato a condividere, ovunque in ogni tempo, la sorte del suo Salvatore, pur essendo fragile e debole di fonte al potere delle tenebre, egli sta saldo in forza dell’aiuto che gli viene dato dallo Spirito consolatore. Ma allora – ci potremmo chiedere – non è sconcertante il fatto che gli apostoli e lo stesso Pietro siano venuti meno nella fedeltà? Spesso le cadute sono dovute a presunzione; si tratta innanzitutto di non fare affidamento su di sé, sulla propria presunta virtù, ma sull’aiuto divino umilmente chiesto nella preghiera. La fragilità umana – è bene ricordarlo sempre – ci può sorprendere proprio nel momento in cui ci sembra di essere al sicuro perché seriamente impegnati nei nostri compiti…

pausa

G. «Il Vangelo di oggi ci dimostra però che anche la caduta, se seguita da umile accettazione dei propri limiti, può entrare a far parte del mistero della croce, dell’umiliazione subita dal Figlio di Dio fatto uomo, cosicchè dall’apparente fallimento può maturarsi il migliore dei risultati. Anche san Paolo dichiarava di potersi gloriare nelle proprie infermità perché proprio in esse si manifestava la potenza salvifica di Gesù Cristo (2 Cor 12,9).

Is 49,4 «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio» (Is 49,4)

Nelle parole di Gesù troviamo una supplica accorata, mista a sentimenti di fiducia e di abbandono: la situazione di estrema difficoltà e paura vede in Gesù la piena partecipazione ai tanti “anawim”, cioè i “poveri” del Signore che levano a Dio il loro grido, avendo fede e speranza nel cuore che lotta contro le insidie del maligno e oppressa da innumerevoli prove.

«In te mi rifugio, Signore, ch’io non resti confuso in eterno…Sii per me rupe di difesa, baluardo inaccessibile… Mio Dio, salvami dalle mani dell’empio, dalle mani dell’iniquo e dell’oppressore. Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza» (Sal 70,2-5)

CANTO Io vengo a Te

G. È questa la speranza con cui Cristo reagisce a calunnie, tradimenti, incomprensioni di cui è stato fatto oggetto. Il suo è un viaggio attraverso l’umiliazione: il Figlio di Dio raccoglie su di sé tutto il dolore umano e che ci inserisce dentro tutta la storia dell’umanità. Ci sono, infatti, il disprezzo, le menzogne delle accuse infondate, la solitudine, il sentirsi abbandonato soprattutto da chi gli è più vicino. Eppure questo è il “campo” in cui Egli semina il seme della bontà, della mansuetudine per rendere anche noi capaci di accogliere una vita rinnovata e santa. C’è poi la domanda di Pietro, che promette di dare la vita per il Signore. Gesù gli risponde con un presagio tremendo: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte” (Gv 13,38) Darai la tua vita per me? È questa una domanda che interpella e forse fa sgorgare dal cuore quelle lacrime anche dai nostri occhi, amare eppure dolcissime, che Pietro versa dopo aver rinnegato tre volte il suo Signore.

pausa

G. Dal “Commento a Luca” (X, 86-92) di S. Agostino:  “Pietro pianse. Perché ha pianto? Perché il peccato lo ha colto di sorpresa. Io sono solito piangere se non riesco a peccare, cioè se non riesco a vendicarmi, se non ottengo ciò che ingiustamente desidero: Pietro, invece, ha sofferto e pianto perché ha sbagliato come uomo. Non leggo nel Vangelo che cosa
disse, trovo soltanto che pianse. Leggo che pianse, non leggo che abbia cercato di scusarsi; ma ciò che non può essere difeso, può essere purificato. Buone sono le lacrime che lavano la colpa. Piangono coloro che Gesù guarda. Pietro ha negato una prima volta e non ha pianto, perché il Signore non lo aveva guardato. Ha negato una seconda volta, e di nuovo non ha pianto. Perché ancora il Signore non aveva rivolto il suo sguardo verso di lui. Nega una terza volta: Gesù lo guardò, ed egli pianse amaramente (Lc 22,61-62). Guardaci, Signore Gesù, affinché noi sappiamo piangere i nostri peccati!”.

CANTO Mi affido a Te

ASCOLTIAMO LA PAROLA

L. Dagli Atti degli apostoli (cap. 2)
Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

LODIAMO IL SIGNORE  (dal Salmo 48)

G. Ascoltate, popoli tutti, *
porgete orecchio abitanti del mondo,
voi nobili e gente del popolo, *
ricchi e poveri insieme.

T. La mia bocca esprime sapienza, *
il mio cuore medita saggezza;
porgerò l’orecchio a un proverbio, *
spiegherò il mio enigma sulla cetra.

G. Perché temere nei giorni tristi, *
quando mi circonda la malizia dei perversi?
Essi confidano nella loro forza, *
si vantano della loro grande ricchezza.

T. Nessuno può riscattare se stesso, *
o dare a Dio il suo prezzo.

G. Per quanto si paghi il riscatto di una vita, †
non potrà mai bastare *
per vivere senza fine, e non vedere la tomba.

T. Vedrà morire i sapienti; †
lo stolto e l’insensato periranno insieme *
e lasceranno ad altri le loro ricchezze.

G. Il sepolcro sarà loro casa per sempre, †
loro dimora per tutte le generazioni, *
eppure hanno dato il loro nome alla terra.

T. Ma l’uomo nella prosperità non comprende, *
è come gli animali che periscono.

G. Questa è la sorte di chi confida in se stesso, *
l’avvenire di chi si compiace nelle sue parole.
Come pecore sono avviati agli inferi, *
sarà loro pastore la morte;

T. scenderanno a precipizio nel sepolcro, †
svanirà ogni loro parvenza: *
gli inferi saranno la loro dimora.

G. Ma Dio potrà riscattarmi, *
mi strapperà dalla mano della morte.

T. Se vedi un uomo arricchirsi, non temere, *
se aumenta la gloria della sua casa.
Quando muore con sé non porta nulla, *
né scende con lui la sua gloria.

G. Nella sua vita si diceva fortunato: *
«Ti loderanno, perché ti sei procurato del bene».

T. Andrà con la generazione dei suoi padri *
che non vedranno mai più la luce.

G. L’uomo nella prosperità non comprende, *
è come gli animali che periscono.

T. Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.

G. Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.

 

CANTO Ti loderò, Ti adorerò, Ti canterò

 

INVOCAZIONI

G. La novità di vita che la solenne celebrazione del mistero pasquale ci dona ogni anno è frutto del sangue di Cristo, ma anche delle nostre lacrime di pentimento per aver tante volte rinnegato l’Amore. Venendoci incontro dopo la sua Resurrezione, Gesù non ci farà ricordare i nostri tradimenti, ma soltanto lo sguardo che ci ha rivolto lungo la via del Calvario. Preghiamo insieme dicendo: Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostro maestro, soffrendo in silenzio nella passione hai imparato l’obbedienza dai patimenti: aiutaci a compiere sempre la volontà di Dio.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostro unico bene, fa’ che le privazioni di questo periodo ci rendano ancora più fieri di appartenere al corpo tenace della Chiesa, che sempre, come in questo momento, ci accoglie e ci sostiene.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno
G. Gesù, nostra salvezza, deponendo la tua vita per gli amici li hai amati fino alla fine: insegnaci ad amarci gli uni gli altri del tuo stesso amore.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostra forza, morendo annoverato tra i malfattori sei stato umiliato fino all’infamia: infondi nel nostro cuore la vera umiltà.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostro Signore, stendendo le tue mani sulla croce hai attirato tutti a te: riunisci nel tuo regno tutti i figli di Dio dispersi.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostra vita, morendo sulla croce, hai vinto la morte e il potere delle tenebre: concedici di condividere la tua morte e la tua resurrezione.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù nostra meta, ti affidiamo la nostra memoria: quando questa esperienza di isolamento sarà finita, sostienici nella capacità di riportare al nostro cuore il ricordo di quello che sei stato per noi in questi giorni.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

pausa

CANTO Adoramus te Domine

G. Preghiamo: Signore, Dio misericordioso, concedici di rivivere i misteri della passione di tuo Figlio, affinché conosciamo l’immensità del tuo amore e gustiamo la dolcezza del tuo perdono. Per Cristo nostro Signore.
T. Amen.

BENEDIZIONE EUCARISTICA

Dio sia benedetto.
Benedetto il suo santo nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.
Benedetto il nome di Gesù.
Benedetto il suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo Sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria santissima.
Benedetta la sua santa ed immacolata concezione.
Benedetta la sua gloriosa assunzione.
Benedetto il nome di Maria, vergine e madre.
Benedetto san Giuseppe, suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

CANTO Pane di vita nuova


(Alcuni dei testi precedenti sono tratti e adattati dal libro di A.M. CANOPI La Grande Settimana. Commento spirituale ai testi liturgici e ad alcune melodie gregoriane, Paoline, Milano 2007)

 


PER LA LETTURA PERSONALE

(dall’omelia di Papa Francesco in piazza San Pietro 27 marzo 2020

Tutti sulla stessa barca

«Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.
Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima vaa fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura?
Non avete ancora fede?» (v. 40). Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche
Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi.
Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati. La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.
Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto.
Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te.

Domenica delle Palme – testi della Messa

SETTIMANA SANTA 2020
DOMENICA DELLE PALME

Commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme

ANTIFONA

Osanna al Figlio di Davide.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore:
è il Re d’Israele.
Osanna nell’alto dei cieli. (Mt 21,9)

CANTO: Re dei Re

C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.

R. E con il tuo spirito.

Fratelli carissimi,
questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall’inizio della Quaresima.
Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione.
Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione.

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
benedici + questi rami [di ulivo],
e concedi a noi tuoi fedeli,
che accompagniamo esultanti il Cristo,
nostro Re e Signore,
di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

VANGELO 

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21,1-11)

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

Parola del Signore.

A. Rendiamo grazie a Dio.

CANTO: Osanna (Santo – zairese)

PREGHIERA COLLETTA

Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio e vive e regna con te…

PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Isaìa (Is 50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.

Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.

Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Parola di Dio

R. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

(dal Salmo 21)

R. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

SECONDA LETTURA

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (Fil 2,6-11)

Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio

R. Rendiamo grazie a Dio.

CANTO AL VANGELO  (Fil 2,8-9)

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO

+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo (Mt 26, 14 – 27,66)

– Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.

– Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

– Uno di voi mi tradirà
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

– Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

– Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».

Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

– Cominciò a provare tristezza e angoscia
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

– Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

– Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza
Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».

Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

– Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

– Consegnarono Gesù al governatore Pilato
Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».

– Sei tu il re dei Giudei?
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

– Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

– Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».

Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

– Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

– Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

– Giuseppe prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo
Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

– Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete
Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Parola del Signore.

R. Lode a te, o Cristo.

PROFESSIONE DI FEDE

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre, e di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio,

con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI

………..……………………

PREGHIERA SULLE OFFERTE

Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio
affretti il giorno del tuo perdono;
non lo meritiamo per le nostre opere,
ma l’ottenga dalla tua misericordia
questo unico mirabile sacrificio.
Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli, che era senza peccato,
accettò la passione per noi peccatori
e, consegnandosi a un’ingiusta condanna,
portò il peso dei nostri peccati.
Con la sua morte lavò le nostre colpe
e con la sua risurrezione
ci acquistò la salvezza.
E noi, con tutti gli angeli del cielo,
innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua lode: Santo…

CANTO: Santo

 

PREGHIERA EUCARISTICA

 

CANTO: Agnello di Dio

Antifona di comunione
“Padre, se questo calice non può passare
senza che io lo beva,
sia fatta la tua volontà” (Mt 26,42; cf. Mc 14,36; cf. Lc 22,42)

COMUNIONE SPIRITUALE

Gesù mio,
credo che tu sei nel Santissimo Sacramento.
Ti amo sopra ogni cosa
e ti desidero nell’anima mia.
Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente,
vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.

[breve silenzio in cui unirsi a Gesù]

Come già venuto, io ti abbraccio
e tutto mi unisco a te;
non permettere che io mi abbia mai
a separare da te. Amen.

CANTO: Popoli tutti accalmate

 

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE

O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni,
e con la morte del tuo Figlio
ci fai sperare nei beni in cui crediamo,
fa’ che per la sua risurrezione
possiamo giungere alla meta della nostra speranza.
Per Cristo nostro Signore.

CANTO: Mi alma canta

Lunedì Santo – Adorazione Eucaristica

Parrocchia del Crocifisso (Sant’Andrea dell’Ausa)

SETTIMANA SANTA 2020
in CASA e in FAMIGLIA


LUNEDI’ SANTO
ADORAZIONE EUCARISTICA

 

CANTO:
ascoltiamo/cantiamo «Mistero della cena»

Mistero della Cena è il corpo di Gesù,
mistero della Croce è il sangue di Gesù,
e questo pane e vino, è Cristo in mezzo ai suoi,
Gesù risorto e vivo sarà sempre con noi.

Mistero della Chiesa è il corpo di Gesù,
mistero della Pace è il sangue di Gesù,
il Pane che mangiamo fratelli ci farà,
intorno a questo altare l’amore crescerà.

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
T. Amen.
G. Sia lodato e ringraziato ogni momento.
T. Il Santissimo e divinissimo Sacramento.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo…

PREGHIERA

G. Cristo Gesù, per il quale sono state create tutte le cose.
T. Ti adoro, Signore Gesù.
G. Ti sei fatto uomo per la mia salvezza.
T. Ti adoro, Signore Gesù.
G. Hai annunciato il Vangelo di verità.
T. Ti adoro, Signore Gesù.
G. Ti sei annientato, facendoti obbediente fino alla morte sulla croce.
T. Ti adoro, Signore Gesù.
G. Sei risorto glorioso dalla morte e sei asceso al cielo.
T. Ti adoro, Signore Gesù.
G. Ti sei fatto cibo e conforto dell’anima mia nel Sacramento dell’altare.
T. Ti adoro, Signore Gesù.

 

ASCOLTIAMO LA PAROLA
L. Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)

(In quel tempo Gesù rispose): «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

MEDITIAMO LA PAROLA (in silenzio oppure leggendo la seguente riflessione)
Davanti al discorso di Gesù sul pane della vita, nella Sinagoga di Cafarnao, la reazione dei discepoli, molti dei quali abbandonarono Gesù, non è molto lontana dalle nostre resistenze davanti al dono totale che Egli fa di se stesso.

Perché accogliere veramente questo dono vuol dire perdere se stessi, lasciarsi coinvolgere e trasformare, fino a vivere di Lui.

“Questa parola è dura!” diranno i discepoli; è dura perché spesso confondiamo la libertà con l’assenza di vincoli, con la convinzione di poter fare da soli, senza Dio, visto come un limite alla libertà.

E’ questa un’illusione che non tarda a volgersi in delusione, generando inquietudine e paura e portando, paradossalmente, a rimpiangere le catene del passato: “Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto” – dicevano gli ebrei nel deserto (Es 16,3), come abbiamo ascoltato.

In realtà, solo nell’apertura a Dio, nell’accoglienza del suo dono, diventiamo veramente liberi, liberi dalla schiavitù del peccato che sfigura il volto dell’uomo e capaci di servire al vero bene dei fratelli.(…)

L’uomo è incapace di darsi la vita da se stesso, egli si comprende solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra umanità e a rendere buona e giusta la nostra vita.

Nel Padre nostro chiediamo che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia la Sua volontà. E’ anzitutto il primato di Dio che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il nostro vero bene.

Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della nostra esistenza.

• Credo che Gesù è il Pane che dona la vita vera? Cosa significa questo per me?
• Riconosco che in questo Pane il Signore mi invita a fare comunione con lui? In che modo?
• Gesù è per me, oggi, speranza di vita eterna? Come si realizza questo?

CANTO: ascoltiamo/cantiamo «Adoro Te»

Sei qui davanti a me, o mio Signore,
sei in questa brezza che ristora il cuore,
roveto che mai si consumerà,
presenza che riempie l’anima.

Adoro te, fonte della vita,
adoro te, Trinità infinita,
i miei calzari leverò su questo santo suolo,
alla presenza tua mi prostrerò.

Sei qui davanti a me, o mio Signore.
Nella tua grazia trovo la mia gioia.
Io lodo! Ringrazio e prego perché
il mondo ritorni a vivere in te,
a vivere in te.

Adoro te, fonte della vita,
adoro te, Trinità infinita,
i miei calzari leverò su questo santo suolo,
alla presenza tua mi prostrerò,
mio Signor.

Adoro te, fonte della vita,
i miei calzari leverò su questo santo suolo,
alla presenza tua mi prostrerò,
mio Signor.

PREGHIERA

G. Noi ti adoriamo, Signore Gesù.
T. Noi ti adoriamo, Signore Gesù.
G. Tu sei il Figlio prediletto, una sola cosa con il Padre…
Tu sei la Parola fatta carne che venne ad abitare in mezzo a noi…
T. Noi ti adoriamo, Signore Gesù.
G. Tu sei la luce vera, quella che illumina ogni uomo….
Tu sei la via, la verità e la vita: nessuno giunge al Padre se non per mezzo tuo….
T. Noi ti adoriamo, Signore Gesù.
G. Tu sei il pane della vita: chi viene a te non avrà più fame, chi crede in te non avrà più sete…
Tu sei la risurrezione e la vita: chi crede in te, anche se muore vivrà; e chi vive e crede in te non morirà in eterno….
T. Noi ti adoriamo, Signore Gesù.

ASCOLTIAMO LA PAROLA
L. Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 17,1-26)

Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

MEDITIAMO LA PAROLA (in silenzio oppure leggendo la seguente riflessione)
Al centro di questa preghiera di intercessione e di espiazione a favore dei discepoli sta la richiesta di consacrazione; Gesù dice al Padre: «Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità» (Gv 17,16-19).

Domando: cosa significa «consacrare» in questo caso? Anzitutto bisogna dire che «Consacrato» o «Santo», è propriamente solo Dio. Consacrare quindi vuol dire trasferire una realtà – una persona o cosa – nella proprietà di Dio.

E in questo sono presenti due aspetti complementari: da una parte togliere dalle cose comuni, segregare, “mettere a parte” dall’ambiente della vita personale dell’uomo per essere donati totalmente a Dio; e dall’altra questa segregazione, questo trasferimento alla sfera di Dio, ha il significato proprio di «invio», di missione: proprio perché donata a Dio, la realtà, la persona consacrata esiste «per» gli altri, è donata agli altri.

Donare a Dio vuol dire non essere più per se stessi, ma per tutti. E’ consacrato chi, come Gesù, è segregato dal mondo e messo a parte per Dio in vista di un compito e proprio per questo è pienamente a disposizione di tutti. Per i discepoli, sarà continuare la missione di Gesù, essere donato a Dio per essere così in missione per tutti.

• Qual è la frase del Testamento di Gesù che più ti ha colpito? Perché?

CANTO: ascoltiamo/cantiamo «E’ giunta l’ora»

È giunta l’ora, Padre, per me:
ai miei amici ho detto che
questa è la vita: conoscere te
e il Figlio tuo: Cristo Gesù.

Erano tuoi, li hai dati a me,
ed ora sanno che torno a te.
Hanno creduto: conservali tu
nel tuo Amore, nell’unità.

Tu mi hai mandato ai figli tuoi:
la tua parola è verità.
E il loro cuore sia pieno di gioia:
la gioia vera viene da te.

Io sono in loro e tu in me;
e sian perfetti nell’unità;
e il mondo creda che tu mi hai mandato:
li hai amati come ami me.

PREGHIERA (Salmo 126)

G. Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
T. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
G. Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
T. Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
G. Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

L. Dalla Prima Lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 11, 23-29)

Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice, perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

MEDITIAMO LA PAROLA (in silenzio oppure leggendo la seguente riflessione)
Nell’Ultima Cena Gesù riassume tutta la sua esistenza in un gesto che si inscrive nella grande benedizione pasquale a Dio, gesto che Egli vive da Figlio come rendimento di grazie al Padre per il suo immenso amore.

Gesù spezza il pane e lo condivide, ma con una profondità nuova, perché Egli dona se stesso. Prende il calice e lo condivide perché tutti ne possano bere, ma con questo gesto Egli dona la “nuova alleanza nel suo sangue”, dona se stesso. Gesù anticipa l’atto di amore supremo, in obbedienza alla volontà del Padre: il sacrificio della Croce.

La vita gli sarà tolta sulla Croce, ma già ora Egli la offre da se stesso. Così la morte di Cristo non è ridotta ad un’esecuzione violenta, ma è trasformata da Lui in un libero atto d’amore, di auto-donazione, che attraversa vittoriosamente la stessa morte e ribadisce la bontà della creazione uscita dalle mani di Dio, umiliata dal peccato e finalmente redenta.

Questo immenso dono è a noi accessibile nel Sacramento dell’Eucaristia: Dio si dona a noi, per aprire la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero di amore della Croce, per renderla partecipe del mistero eterno da cui proveniamo e per anticipare la nuova condizione della vita piena in Dio, in attesa della quale viviamo.

La bimillenaria storia della Chiesa è costellata di santi e sante, la cui esistenza è segno eloquente di come proprio dalla comunione con il Signore, dall’Eucaristia nasca una nuova e intensa assunzione di responsabilità a tutti i livelli della vita comunitaria, nasca quindi uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata.

Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce; chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato .

In ogni persona saprà vedere quello stesso Signore che non ha esitato a dare tutto se stesso per noi e per la nostra salvezza. Una spiritualità eucaristica, allora, è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate.

(…).Non c’è nulla di autenticamente umano che non trovi nell’Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza: la vita quotidiana diventi dunque luogo del culto spirituale, per vivere in tutte le circostanze il primato di Dio, all’interno del rapporto con Cristo e come offerta al Padre.

PREGHIERA

G. Benedetto sei tu Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo:
ci hai donato il tuo Figlio unigenito, vero pane disceso dal cielo per la vita eterna dell’uomo.
T. Benedetto sei tu Gesù Cristo Signore, Verbo fatto carne: la tua carne è vero cibo
e il tuo sangue vera bevanda. Mirabile degnazione della tua bontà verso di noi!
G. Tu, Signore del cielo e della terra, hai voluto saziare la nostra fame di beatitudine
con il tuo corpo e il tuo sangue.
T. Dona a noi, tuoi discepoli, di nutrircene degnamente, cosicché, dimorando in te e tu in noi, diventiamo nuove creature.
G. Benedetto sei tu Spirito Santo vivificatore: la tua carità ci unisca in un solo corpo
e in un solo spirito, e ci renda testimoni di Cristo, unico salvatore del mondo.
T. Amen.

 

CANTO: ascoltiamo/cantiamo «Il tuo popolo in cammino»

Il tuo popolo in cammino
cerca in te la guida.
Sulla strada verso il regno
sei sostegno col tuo corpo:
resta sempre con noi, o Signore!

È il tuo pane, Gesù, che ci dà forza
e rende più sicuro il nostro passo.
Se il vigore nel cammino si svilisce,
la tua mano dona lieta la speranza.

Il tuo popolo in cammino
cerca in te la guida.
Sulla strada verso il regno
sei sostegno col tuo corpo:
resta sempre con noi, o Signore!

È il tuo vino, Gesù, che ci disseta
e sveglia in noi l’ardore di seguirti.
Se la gioia cede il passo alla stanchezza,
la tua voce fa rinascere freschezza.

Il tuo popolo in cammino
cerca in te la guida.
Sulla strada verso il regno
sei sostegno col tuo corpo:
resta sempre con noi, o Signore!

G. Preghiamo: Signore Gesù, noi ti ringraziamo perché la Parola del tuo Amore si è fatta corpo donato sulla Croce, ed è viva per noi nel sacramento della Santa Eucaristia. Fa’ che l’incontro con te nel Mistero silenzioso della tua presenza, entri nella profondità dei nostri cuori e brilli nei nostri occhi perché siano trasparenza della tua carità. Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia continui ad ardere nella nostra vita e diventi per noi santità, onestà, generosità, attenzione premurosa ai più deboli. Rendici amabili con tutti, capaci di amicizia vera e sincera perché molti siano attratti a camminare verso di te. Venga il tuo Regno, e il mondo si trasformi in una Eucaristia vivente. Amen.

Benedizione eucaristica

Dio sia benedetto.
Benedetto il suo santo nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.
Benedetto il nome di Gesù.
Benedetto il suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo Sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria santissima.
Benedetta la sua santa ed immacolata concezione.
Benedetta la sua gloriosa assunzione.
Benedetto il nome di Maria, vergine e madre.
Benedetto san Giuseppe, suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

CANTO: ascoltiamo/cantiamo «Resta con noi, Signore, la sera»

Resta con noi, Signore, la sera,
resta con noi e avremo la pace.
Resta con noi, non ci lasciar,
la notte mai più scenderà.
Resta con noi, non ci lasciar
per le vie del mondo, Signor.

Ti porteremo ai nostri fratelli,
ti porteremo lungo le strade.
Resta con noi, non ci lasciar,
la notte mai più scenderà.
Resta con noi, non ci lasciar
per le vie del mondo, Signor.

Voglio donarti queste mie mani,
voglio donarti questo mio cuore.
Resta con noi, non ci lasciar,
la notte mai più scenderà.
Resta con noi, non ci lasciar
per le vie del mondo, Signor.

Mercoledì Santo – CONFESSIONE in tempo di emergenza

Parrocchia del Crocifisso (Sant’Andrea dell’Ausa)

SETTIMANA SANTA 2020

in CASA e in FAMIGLIA

 

MERCOLEDI’ SANTO

O ALTRO GIORNO DELLA SETTIMANA SANTA 2020


CONFESSARSI IN TEMPI DI EMERGENZA

Considerazioni preliminari

La Chiesa ci dice: “In caso di estrema necessità l’atto di dolore perfetto, accompagnato dall’intenzione di ricevere il sacramento della Penitenza, da se stesso comporta immediatamente la riconciliazione con Dio. Se si verifica l’impossibilità di accostarsi al sacramento della Penitenza, anche il solo desiderio di ricevere a suo tempo l’assoluzione sacramentale, accompagnata da una preghiera di pentimento comporta il perdono dei peccati, anche gravi, commessi”.

Non è la prassi normale, ma è la condizione straordinaria che ci porta a ricorrere a questa possibilità per poter vivere la Pasqua. Dunque, per ottenere il perdono dei peccati sono necessari:

  • Il pentimento perfetto, che, oltre al dolore per i peccati commessi, richiede la scelta esplicita e consapevole di vivere secondo la volontà di Dio e i suoi comandamenti.
  • L’intenzione di confessarsi appena sarà possibile.
  • Una preghiera di pentimento.

Questa celebrazione  vorrebbe accompagnare a vivere un percorso verso la contrizione del cuore (un sincero pentimento dei propri peccati).


Consigliamo di mettere davanti a se, sul tavolo, l’immagine del Crocifisso oppure la Bibbia (o un libro del Vangelo) e, se è possibile, accendere una candela.


Celebrazione penitenziale – Confessione in tempo di emergenza

NON TEMERE IO SONO CON TE

 

G. Giorni difficili e dolorosi quelli che stiamo vivendo, giorni senza celebrazioni sacramentali comunitarie, ma al centro della nostra vita la presenza di Dio c’è, è forte, è certa! Rivolgiamoci a lui con fiducia. Si tratta di attingere dagli strumenti che la Chiesa, comunità di credenti in cammino verso il Signore, ha nelle sue mani. Papa Francesco, data l’impossibilità della confessione individuale, ci ricorda che Dio concede il perdono gratuitamente e incondizionatamente a chi si pente con atto di contrizione perfetta.

Privati della confessione individuale, facciamo quello che ci insegna il Catechismo: Parla con Dio, è tuo Padre e digli la verità: “Signore, ho combinato questo e questo… perdonami”. Chiedi perdono con un atto di contrizione sincero e con l’impegno a confessarti appena possibile. “Dopo mi confesserò, ma tu perdonami adesso”.

CANTO: La mia preghiera elevo a te

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

T. Amen

G. Preghiamo: Padre, tu mi conosci per nome. Mi hai chiamato alla vita e mi conduci per mano. Confesso il tuo amore per me e ti prego: illumina il mio spirito, perché possa conoscere sempre meglio me stesso e le tue attese, e mi converta a te con tutto il cuore, nella gioia del perdono e di un rinnovato impegno, per Cristo nostro Signore.

T. Amen

 

L 1.    Dal libro del profeta Isaia (1-16,20)

Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova.

Su, venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato.

Parola di Dio.

T. Rendiamo grazie a Dio.

 

Dal salmo 50

T. Crea in me, o Dio, un cuore puro.

L. Pietà di me, o Dio, nel tuo amore,
nella tua grande misericordia
cancella il mio peccato.

T. Crea in me, o Dio, un cuore puro.

L. Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Si, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

T. Crea in me, o Dio, un cuore puro.

L. Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto:
così sei giusto nella tua sentenza,
sei retto nel tuo giudizio.

T. Crea in me, o Dio, un cuore puro.

L. Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.

T. Crea in me, o Dio, un cuore puro.

 

T. Gloria e lode a te, o Cristo!

Le tue parole, Signore, sono spirito e vita: tu hai parole di vita eterna.

T. Gloria e lode a te, o Cristo!

 

L. Dal Vangelo secondo Marco (4,35-40)

In quel medesimo giorno, verso sera, (Gesù) disse loro: «Passiamo all’altra riva».  E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.  Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto  che ormai era piena.  Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che moriamo?».  Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.  Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».  E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».

Parola del Signore.

T. Lode a te o Cristo.

 

Pausa di rilettura e riflessione silenziosa sulla Parola. 

 

G. Guidati dalla Parola di Dio e dalle riflessioni di Papa Francesco, diamo uno sguardo alla nostra vita per vedere quale direzione prendere.

L. Dall’omelia di papa Francesco (piazza San Pietro 27 marzo 2020)“Perché avete paura? Non avete ancora fede”. La tua Parola ci colpisce e riguarda. Siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci di tutto; non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre siamo in mare aperto, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”

G. Abbiamo chiaro che con le nostre scelte di ogni giorno possiamo condizionare la vita dei nostri fratelli, accrescere la povertà, lo sfruttamento, le ingiustizie oppure collaborare alla costruzione di quella che il Papa San Paolo VI chiamava la civiltà dell’amore.

Breve pausa

L. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, tutti chiamati a remare insieme, ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

G. Chiediamoci: all’interno delle nostre famiglie, siamo capaci di camminare insieme, con scelte condivise, sapendoci aspettare l’un l’atro, accettandoci veramente con i nostri limiti? Nella comunità civile, nella parrocchia, siamo solo spettatori o ci impegniamo con serietà per camminare insieme, per il bene comune, anche se con diversi modi di vedere, ma avendo come unico obbiettivo: creare una comunità che accoglie, si prende cura di chi è in difficoltà, non lascia indietro nessuno?

Breve pausa

L. Maestro, non t’importa che siamo perduti? Non t’importa? Pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che ci fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non mi importa di te”. E’ una frase che ferisce e scatena tempeste del cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.

G. Come abbiamo reagito di fronte a questo male oscuro? Quale ruolo ha il Signore? Cosa gli chiediamo, come lo sentiamo? Lontano o vicino che sta condividendo la nostra fatica giorno dopo giorno? Abbiamo avuto rispetto per la nostra vita e quella degli altri, osservando le regole che ci sono state date, o abbiamo pensato solo a noi stessi evitando il contagio e non pensando che potremmo essere causa di contagio per gli altri, cercando di non essere i soliti furbi che raggirano le regole date per il ben comune?

Breve pausa

L. “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Signore, ci rivolgi un appello alla fede: Che non è tanto di credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa quaresima risuona il tuo appello urgente “Convertitevi”, ritornate a me con tutto il cuore. E’ il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. Le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni, solitamente dimenticate. Un ringraziamento per medici, infermieri, addetti ai supermercati, alle pulizie, badanti, trasportatori, chi è impegnato in un lavoro necessario.

G. Ci ricordiamo di ringraziare tutti coloro che si sacrificano per noi o siamo sempre a lamentarci e criticare? Come viviamo questo tempo in famiglia, a volte in spazi ristretti? Forse è un’opportunità che il Signore ci dona per riscoprire la famiglia, chi ci vive accanto, chi ogni giorno in silenzio si sacrifica e non riceve mai un grazie.
Ci siamo ricordati di sostenere con la preghiera gli amministratori pubblici, chiamati a gestire un’emergenza impensabile o continuiamo a schierarci secondo l’appartenenza politica, passando ancora una volta sopra il bene comune?

 

Esame di coscienza

G. Sono invitato ora a riconoscere i miei peccati e le mie infedeltà a Dio perché possa ricevere il suo perdono. Il pentimento non nasce dal capire che ho sbagliato ed ho trascurato una regola o un ordine, nemmeno se questi fossero dati da Dio. Il pentimento nasce dal capire che ho rotto il legame di amicizia con il Signore. Il pentimento nasce dal comprendere che sebbene Dio mi voglia sempre bene, sia sempre fedele, io invece non lo sono stato. Il pentimento quindi nasce dal guardare Gesù e stare sotto questo sguardo di bene e di fedeltà che nello stesso tempo mi dice “non peccare più” e “io ti amo sempre e ti accompagno sempre”.

Tempo di silenzio per l’esame di coscienza personale

Esame di coscienza per i più grandi

Queste domande sono semplicemente degli strumenti per capire come è realmente il nostro rapporto col Signore: rispondiamo “dialogando con Lui”.

 Dio è mio Padre e mi ama

– Quale posto ti dò Signore nella mia vita?
– Quando faccio le mie scelte penso alla tua Parola, al tuo Vangelo?
– Ti dono qualche tempo della mia giornata per pregarti, per incontrarti?
– Amo l’eucarestia e la confessione che sono segni speciali con i quali tu entri nella mia vita? Li vivo frequentemente?
– Mi accade a volte di inveire contro di te bestemmiandoti?
– Ti ringrazio per i tuoi doni e perché mi ami?

 Dio è padre di tutti ed è presente in tutti

– Amo tutti i tuoi figli come me stesso?
– Tendo a servirmi di loro o a servirli?
– Faccio valere le mie opinioni servendomi della forza o della ragione?
– Sono capace di perdonare chi mi fa del male come fai Tu con me?
– Sono sincero e leale o mi accade a volte di mentire per paura o per interesse?
– Quando qualcuno mi chiede aiuto riconosco che tu sei presente in lui, come mi comporto?
– Sono capace di vedere e condividere la tristezza e la gioia del miei fratelli e sorelle?
– Mi isolo da ciò che mi accade intorno e tendo a pensare ai fatti miei?
– Sono segno del tuo amore per il mio ragazzo/a, mio marito/mia moglie e mi sono comportato sempre in modo rispettoso della sua persona oppure ho messo al primo posto la ricerca di me stesso e del mio piacere?

 Cresco come figlio di Dio in Gesù?

– Amo la mia vita come un tuo dono o Signore?
– Sono pigro e faccio le cose svogliatamente?
– Mi so accontentare di quello che ho sapendo che tu ti prendi cura di me?
– Attribuisco troppa importanza ai valori materiali o so coltivare anche quelli interiori (l’umiltà, la gentilezza, la riflessione, la pazienza…)?
– Agisco con la gioia di essere tuo figlio sempre o sono giusto solo quando so che qualcuno mi vede?
– Dedico al divertimento e al riposo un tempo proporzionato?
– Sono puro nei pensieri, nelle azioni, negli sguardi, nei discorsi o manco di rispetto verso il mio corpo o verso quello degli altri che sono tutti luogo della tua dimora?

 

Esame di coscienza per i più piccoli

Queste domande sono semplicemente degli strumenti per capire come è realmente il nostro rapporto col Signore: rispondiamo “dialogando con Lui”.

 Gesù mi vuole bene: io come lo tratto?

– Ti voglio bene Gesù?
– Ti ricordo e ti prego al mattino e alla sera? Leggo il tuo Vangelo ogni tanto?
– Prima di fare qualcosa di importante chiedo a Gesù di starmi vicino e di consigliarmi?
– Di domenica, anche se non è possibile andare in chiesa, faccio una preghiera speciale o partecipo lo stesso alla messa (anche se alla televisione)?
– Mi sono vergognato di te o di andare in Chiesa?
– Ho detto delle parolacce a te, alla tua Mamma, a tuo Padre o ai santi, tuoi amici?

Tu Gesù vuoi bene a me e a tutti allo stesso modo, ed io?

– Ubbidisco ai miei genitori, li aiuto e li rispetto, come hai fatto tu con Maria e Giuseppe?
– Vado d’accordo con i miei fratelli /sorelle?
– Sono rispettoso e gentile con tutti, sapendo che tu abiti il loro cuore?
– Alle lezioni sto attento, studio e m’impegno usando le capacità che tu mi hai dato?
– Mi arrabbio facilmente e sono litigioso?
– So perdonare i torti ricevuti e le offese come tu fai sempre con me?
– Parlo male dei miei amici? Li prendo in giro, li offendo o alzo le mani, dimenticandomi quanto ti sono cari?
– Dico bugie magari rendendo tristi gli altri?
– Mantengo le promesse?
– Aiuto chi ha bisogno sapendo che ogni volta aiuto te?
– Dico agli altri le parolacce?

I miei sentimenti assomigliano ai tuoi Gesù o imparano da te?

– So riconoscere i miei sbagli e chiedere scusa?
– Faccio confronti tra me e gli altri per quanto non ho, oppure riesco ad essere contento di ciò che tu mi doni?
– Se altri si vogliono bene e stanno insieme, faccio loro i dispetti o cerco di rovinare la loro amicizia per averne vantaggio?
– Mi lascio prendere dalla pigrizia e perdo tempo?
– Ho atteggiamenti e pensieri rispettosi verso il mio corpo e quello degli altri che sono tuoi doni, oppure guardo, penso o dico cose volgari?

Gesù mi dona tutto e si prende cura di me

– Rispetto la natura che è dono tuo Signore?
– Ho cura dell’ambiente circostante oppure sporco e rovino le cose?
– Spreco il cibo che tu mi doni attraverso i miei genitori ed il loro lavoro?
– Ho rubato o danneggiato le cose degli altri?
– Sono attaccato alle mie cose e non voglio prestarle o donarle?
– Ti ringrazio Gesù per le cose belle e le persone buone che ho nella mia vita?

 

CANTO: Signore, sono qui ai tuoi piedi

ATTO DI PENTIMENTO

In questo momento, sia che siamo soli, sia che viviamo questa celebrazione/confessione in famiglia,  ognuno, prendendo in mano il Crocifisso o mettendo la mano sul Crocifisso che ha davanti, in segreto, senza farsi sentire dai presenti, dice a Gesù i propri peccati, poi chiede perdono con l’Atto di dolore oppure con la seguente preghiera:

Padre santo, come il figliol prodigo
mi rivolgo alla tua misericordia:
«Ho peccato contro di te,
non son più degno d’esser chiamato tuo figlio ».

Cristo Gesù, Salvatore del mondo,
che hai aperto al buon ladrone
le porte del paradiso,
ricordati di me nel tuo regno.

Spirito Santo, sorgente di pace e d’amore,
fa’ che purificato da ogni colpa
e riconciliato con il Padre
io cammini sempre come figlio della luce.


Quando tutti hanno recitato l’atto di pentimento o di dolore, si prosegue dicendo:

T. Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.


PROFESSIONE DI FEDE

G. Rinnoviamo la nostra professione di fede.

T. Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.

G. In unione con tutta la Chiesa e con tutti coloro che, in quanto battezzati, si riconoscono come figli di Dio preghiamo insieme:

T. Padre nostro…

G. Preghiamo: Manda su di noi, Signore, il tuo Santo Spirito, che purifichi con la penitenza i nostri cuori e ci trasformi in sacrificio a te gradito; nella gioia di una vita nuova loderemo sempre il tuo nome santo e misericordioso. Per Cristo nostro Signore.

T. Amen

T. ( facendosi il segno di croce) Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen.

Si può concludere con l’antifona mariana Sotto la tua protezione:

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

 

 

 

 

CANTO: Grandi cose

 

 

 

 

 

Benedizioni 2020

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Celebrazioni Periodo Natalizio

La parrocchia siamo noi

Sintesi degli Ambiti dell’Assemblea

estatealcrocifisso2019

Mese Mariano 2019

Settimana Santa

Estatealcrocifisso

Quaresima 2018

Calendario incontri nelle ZONE

ZONA ACQUARIO

Gli incontri si terranno alle ore 21 presso le seguenti famiglie:

  • Venerdì 2 Marzo, presso famiglia Cesarina Tentoni, Via Acquario n°75
  • Mercoledì 7 Marzo, presso famiglia Mulazzani Wally, Via Acquario n°99
  • Mercoledì 14 Marzo, presso famiglia Gentilucci Fulvio, Via Acquario n°125
  • Mercoledì 21 Marzo, presso famiglia Annoni Carlo, Via Acquario n°141

ZONA ALBERI

Gli incontri si terranno alle ore 21 presso la famiglia

Canini Aldo e Luisa, via Del Platano n°20

  • Venerdì 2 Marzo
  • Mercoledì 7 Marzo
  • Mercoledì 14 marzo
  • Mercoledì 21 marzo

ZONA CHIESA

Gli incontri si terranno alle ore 21 presso le seguenti famiglie

Fam. Enegi – Bacchini, Via Covignano n°211

Fam. Marani Cinzia, Via Bascucci n°17

  • Venerdì 23 febbraio, presso famiglia Enegi – Bacchini
  • Mercoledì 28 febbraio, presso famiglia Enegi – Bacchini
  • Venerdì 9 marzo, presso famiglia Marani Cinzia
  • Mercoledì 14 marzo, presso famiglia Enegi – Bacchini

Gli incontri si terranno alle ore 18 presso le seguenti famiglie

  • Mercoledì 28 febbraio, presso famiglia Eleonora Mussoni, Via Bertoloni n°30
  • Venerdì 9 marzo, presso famiglia Monica Muti, Via del Crocifisso n°37
  • Venerdì 16 marzo, presso famiglia Pischedda Clara, Via Ristori n°20
  • Mercoledì 21 marzo, presso famiglia Tosca Boschetti, Via Bertoloni n°38

ZONA PASSERO

Gli incontri si terranno alle ore 21 presso la famigliaVanna Rusconi, via Del Passero n°6

  • Mercoledì 28 Febbraio
  • Mercoledì 7 Marzo
  • Mercoledì 14 marzo
  • Mercoledì 21 marzo

ZONA QUAGLIATI

Gli incontri si terranno alle ore 21 presso le seguenti famiglie:

  • Mercoledì 28 febbraio, presso famiglia Amati Stefania, via Covignano n°192
  • mercoledì  7 marzo, presso famiglia Carlini, via Massera n°2
  • mercoledì 14 marzo, presso famiglia Bernardini, via Aprusa n°6
  • mercoledì 21 marzo, presso famiglia Caricato, via Quagliati n°14          

 

 

 

 

Benedizioni 2018

I calendari delle Visite alle Famiglie e Benedizioni Pasquali 2018 del parroco, del diacono Roberto e del diacono Luigi (vedi pagina sacerdoti e diaconi della parrocchia).

Per informazioni, per accordarsi per la visita in altri orari rispetto a quello in calendario o per benedire negozi e attività commerciali (non compresi nel calendario), telefonare in parrocchia 0541 770187.

CALENDARIO DON RENATO (VERSIONE PDF)

 

CALENDARIO DIACONO ROBERTO (VERSIONE PDF)

 

CALENDARIO DIACONO LUIGI (VERSIONE PDF)